Un gesto di solidarietà esemplare, ma anche una svolta d'immagine in stile campagna di pr. Il ministro dei Trasporti britannico, Grant Shapps, è pronto a ospitare in casa sua una famiglia di rifugiati ucraini scappati dinanzi all'invasione russa, come lui stesso ha reso noto oggi pubblicamente - incalzato durante un'intervista a Sky News - sottolineando di essere già stato messo in contatto diretto con le persone a cui - assieme a sua moglie - si prepara a dare asilo. "Sono incredibilmente grati", ha aggiunto Shapps con un tocco di emozione, facendo coincidere l'annuncio - forse non a caso - con i tentativi di accelerazione dei progetti di accoglienza del governo di Sua Maestà, avviati in una prima fase al rallentatore. La compagine Tory di Boris Johnson è stato criticata in effetti nelle ultime settimane da più parti - in patria dalle opposizioni, Labour in testa, all'estero da Paesi alleati come la Francia - per essersi mossa più lentamente rispetto a quanto fatto da altri (Italia inclusa) sul fronte dei profughi. E di aver agito con fin troppa circospezione, per non dire grettezza - a dispetto del suo sbandierato ruolo in prima fila nel parallelo sostegno a Kiev sugli aiuti militari o sul rafforzamento della sanzioni anti Mosca - mantenendo in vigore anche per i disperati in fuga dalla "guerra di Vladimir Putin" un occhiuto regime di visti: la cui concessione è stata segnata almeno inizialmente da imbarazzanti ritardi burocratici. Nei giorni scorsi tuttavia ha finalmente superato quota 10.000 ammissioni fra le decine di migliaia di candidati ucraini all'ingresso nel Regno Unito, coinvolti nel primo schema d'aiuto messo in piedi a Londra per accogliere coloro che avessero parenti residenti oltre Manica. Mentre ha fatto partire un secondo schema - denominato Ukraine Family Scheme, e utilizzato ora pure dal ministro Shapps - concepito per offrire riparo a cittadini sfollati privi di familiari nel Regno, attraverso "inviti" di comunità locali, associazioni, famiglie britanniche disposte a dare ospitalità. Due strumenti che, secondo il premier Johnson, dovrebbe garantire asilo a regime a un numero compreso fra 100.000 e 200.000 ucraini: numeri peraltro ancora lontani dalla realtà attuale
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