"Io faccio di tutto per evitare un'escalation, che possa condurre a una terza guerra mondiale.
Non deve esserci una guerra nucleare". Olaf Scholz, sotto pressione da settimane in Germania, prende la parola e difende la linea della cautela sulla consegna delle armi pesanti a Kiev.
In un'intervista allo Spiegel, in uscita nel weekend, il cancelliere tedesco sgombra il campo dai dubbi: la questione, tanto dibattuta a Berlino - dove l'opposizione ha annunciato addirittura una mozione in parlamento a riguardo - non viene gestita in base a un sentimento di "paura", ma con "responsabilità politica". "Ho detto fin dal primo momento che bisogna fare di tutto per evitare un confronto militare diretto fra la Nato e una superpotenza fortemente armata come la Russia, una potenza nucleare - spiega il cancelliere socialdemocratico -. Non esiste però un manuale per questa situazione, dove si possa leggere da che punto in poi si venga percepiti come parte del conflitto". "Questo libro viene scritto ogni giorno, e alcune lezioni sono ancora davanti a noi", ha aggiunto. È la replica alle forti critiche, che arrivano anche da alcuni parlamentari dei partiti della coalizione di governo, Verdi e Liberali, i quali spingono da giorni perché la Germania non sia riluttante nell'invio dei panzer richiesti da Zelensky.
Contestazioni nate proprio dalle incessanti richieste degli ucraini, che rimproverano ai tedeschi di fare troppo poco, di fronte alla drammaticità di una guerra combattuta in nome dei valori dell'Europa. Il cancelliere ha anche chiarito che "le possibilità dell'esercito tedesco di ricorrere al suo arsenale sono ampiamente esaurite", ma "la Germania consegnerà quello che sarà a disposizione". Ieri era stata resa nota l'intenzione di Berlino di voler ricorrere allo "scambio circolare" dei panzer: la Slovenia dovrebbe consegnare i carri armati dell'epoca sovietica a Kiev, ricevendo i Marder tedeschi. E questo perché i mezzi più moderni non sarebbero utilizzabili prima di mesi, senza un addestramento specifico. Scholz ha replicato anche alle accuse rivolte al suo partito, che hanno colpito il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, che Zelensky non ha voluto a Kiev: "Il partito socialdemocratico è saldamente ancorato all'alleanza transatlantica e all'Occidente, e non deve accettare le accuse che gli vengono rivolte". "Dai tempi di Adenauer c'è questa rappresentazione calunniosa della politica europea e russa dell'Spd e questo mi fa arrabbiare". Proprio la politica di distensione di Willy Brandt e Helmut Schmidt, ha concluso, ha permesso che "sparisse la cortina di ferro e che molti paesi dell'est Europa potessero conquistare la democrazia e unirsi all'Ue".
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