Dopo la gioia delle ultime settimane, con il ritorno a casa di decine di ostaggi dopo una lunghissima prigionia di Hamas, oggi per Israele sarà "un giorno di dolore". Lo ha definito così Benyamin Netanyahu, mentre tutto il Paese si prepara ad accogliere i primi quattro corpi senza vita che la fazione palestinese consegnerà dall'inizio della guerra, nell'ambito dell'intesa sulla tregua: i piccoli gemelli Bibas, diventati i simboli nazionali di questo calvario, la loro madre, e l'86enne Oded Lifshitz, che fu catturato in un kibbutz al confine. Quanto ad Hamas, che sabato si prepara a liberare altri sei ostaggi vivi, il movimento palestinese ha fatto sapere di essere disposto a consegnare tutti gli altri in una sola volta se il cessate il fuoco venisse consolidato.
"Stiamo riportando a casa quattro dei nostri amati ostaggi, caduti. Abbracciamo le famiglie, e il cuore di tutta una nazione si spezza. E il cuore di tutto il mondo deve spezzarsi, perché qui vediamo con chi abbiamo a che fare", ha detto il premier israeliano per sottolineare la solennità dell'evento. Non ci sono orari ufficiali, ma le autorità dello Stato ebraico si aspettano che Hamas consegni i quattro corpi al mattino alla Croce Rossa, che poi li porterà alle forze israeliane all'interno a Gaza. L'Idf, una volta ricevute le salme, terrà una cerimonia militare in cui i corpi saranno deposti in bare avvolte nelle bandiera israeliane, poi i blindati le riporteranno oltreconfine.
Nel frattempo, si stanno preparando i funerali secondo la legge ebraica, con le famiglie che hanno già osservato i sette giorni di lutto e che ripeteranno i rituali solo nel giorno della sepoltura. Quanto all'identità dei quattro ostaggi, dopo i nomi che avevano fatto circolare Hamas e la Jihad islamica, è arrivata la conferma anche dal governo israeliano: si tratta di Kfir e Ariel Bibas, strappati alla loro casa nel kibbutz di Nir Oz quando avevano solo 9 mesi e due anni, della loro madre Shiri (mentre il padre era stato rilasciato in vita), e di Oded Lifshitz. Quest'ultimo un grande militante pacifista che lavorava sempre con la gente di Gaza, ha ricordato il presidente israeliano Isaac Herzog nel corso di una visita a Roma. Per l'identificazione ufficiale, comunque, bisognerà attendere l'esame dei resti dei corpi.
Quanto agli ostaggi ancora vivi, Hamas ha già annunciato che sabato rilascerà gli ultimi sei dei 33 nella prima fase dell'accordo: Tal Shoham, Omer Shem-Tov, Eliya Cohen, Omer Wenkert, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed. I primi quattro rapiti il 7 ottobre, gli altri due tenuti prigionieri a Gaza da oltre un decennio. La fazione palestinese, inoltre, si è detta pronta a fare un ulteriore e significativo passo avanti. La nuova offerta è di liberare tutti gli altri rapiti in un unico scambio durante una fase successiva del cessate il fuoco. Secondo le stime, 19 militari e altri 24 ostaggi ancora in vita, più una trentina che invece sarebbero morti. Il rilancio di Hamas, secondo l'alto funzionario Taher al-Nunu, serve a "confermare la nostra serietà e la nostra completa disponibilità ad andare avanti nella risoluzione di questo problema, nonché di continuare a compiere passi verso il consolidamento del cessate il fuoco e il raggiungimento di una tregua sostenibile". La trattativa, in effetti, dovrebbe ripartire nei prossimi giorni, ma al di là delle dichiarazioni concilianti la fazione palestinese teme che una ripresa delle ostilità la spazzi via definitivamente dalla Striscia. Del resto, la posizione del governo Netanyahu è sempre stata chiara: "Non accetteremo alcuno scenario in cui i gruppi terroristici armati restino nell'enclave", ha ribadito il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar.
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