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Commercialisti, 'eccesso prudenza su aziende non è reato penale'

Commercialisti, 'eccesso prudenza su aziende non è reato penale'

De Nuccio precisa, 'le valutazioni o sono fatte bene, o male'

ROMA, 20 marzo 2025, 15:57

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La prudenza valutativa "è un principio fondamentale che governa la contabilità aziendale e la formazione dei bilanci al fine di consentire a soci, terzi creditori e mercati finanziari di essere considerati accurati, affidabili e degni di fiducia" e in tal modo "i bilanci rappresentano in modo veritiero profitti e perdite e più in generale la situazione finanziaria e la performance aziendale, evitando di sovrastimare componenti positivi e sottostimare componenti negativi". Questa la premessa alla base del convegno "La prudenza nelle valutazioni aziendali" tenutosi oggi, a Roma, presso la Sala Matteotti della Camera dei deputati, promosso dal Consiglio nazionale dei commercialisti, a cui hanno preso parte, assieme al presidente nazionale della categoria Elbano de Nuccio, tra gli altri, l'onorevole Chiara Tenerini, capogruppo di Forza Italia in Commissione Lavoro alla Camera e il presidente aggiunto della Corte dei conti Tommaso Miele.
    "È bene chiarire - ha affermato de Nuccio nella sua relazione - che non esistono, di per sé, valutazioni prudenti. Esistono valutazioni "fatte bene", o valutazioni "fatte male". Una valutazione è fatta bene quando segue una logica razionale per la sua determinazione, adottando assunzioni concettualmente accettabili e producendo un valore coerente sotto forma di metrica monetaria che segue un processo di stima corretto". E ha aggiunto il vertice dei professionisti: "Come chiarito dalla sentenza delle Sezioni Unite della Corte di cassazione n. 22474 del 31 maggio 2016, il reato di falso valutativo, pur incentrato su stime e giudizi soggettivi, si configura laddove tali valutazioni siano effettuate in maniera irragionevole e tale da alterare sostanzialmente la rappresentazione della situazione patrimoniale, economica o finanziaria della società". Per il presidente dei commercialisti "si può parlare di una responsabilità penale solo quando il grado di cautela richiesto dalla prassi contabile agli amministratori non solo non è amministrativamente presente, ma è volutamente assente", ha chiuso.
   

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