Si corre troppo, se si mette "troppa carne al fuoco", la riforma della giustizia rischia di essere "fragile". L'appello arriva dai vertici del sistema giudiziario: il primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, e il pg della Suprema Corte, Gianfranco Ciani, che invita a "non inseguire le contingenze" perché "le riforme devono essere ragionate e di lungo periodo". Le osservazioni, preoccupate, non sono tanto sul merito, cioè sui contenuti della riforma, il cui approdo al Consiglio dei ministri è previsto per il 30 giugno, ma sul metodo. Il tenore delle osservazioni di Santacroce, anche nei termini scelti, è eloquente: "Non so cosa si nasconda dietro la riforma della giustizia sbandierata dal governo Renzi: il 30 dovrebbe essere il giorno decisivo. Io non ho niente contro chi propone il cambiamento radicale, anzi le istanze che arrivano dalla società sono forti ed è il caso di dire: era ora. Ma se determinazione e rapidità sono essenziali, possono rivelarsi fragili" se non adeguatamente sostenute. E ancora: "Da anni il tema giustizia è vissuto come scontro di poteri", mentre "sia la maggioranza che l'opposizione hanno mostrato completo disinteresse per il funzionamento della macchina giudiziaria" e spesso hanno optato per "ricette di comodo".
A quello di Santacroce si accompagna l'affondo di Ciani, che guardando al lavoro fatto in passato, non esita a parlare di "legislazione sovrabbondante, caotica e spesso di basso livello". Poi cita la cifre e dice: "Nessuna Corte suprema al mondo affronta 80mila ricorsi l'anno come la nostra". Un carico ormai insopportabile, di fronte al quale Santacroce torna a invocare un filtro in entrata.
In questo clima, è chiara l'aspettativa per la riforma promessa e in arrivo. E sono comprensibili i timori. Il governo ha appena licenziato i provvedimenti sulla P.A. che proprio per il gran numero di materie diverse affrontate all'interno, hanno visto un vaglio da parte del Colle che è eufemistico definire scrupoloso, con la richiesta di uno spacchettamento del testo.
Un testo che prevede anche il pensionamento dei magistrati a 70 anni anziché a 75. La misura è piaciuta poco alle toghe: Santacroce oggi ha chiesto "gradualità" per evitare vuoti e caos negli uffici giudiziari, mentre la sezione Cassazione dell'Anm ha convocato un'assemblea per il 10 luglio a cui ha invitato il guardasigilli Andrea Orlando.
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