Fridolin Ambongo Besungu, 65 anni, della Repubblica federale del Congo, è un frate cappuccino.
Ha studiato teologia a Roma ed è diventato vescovo nel 2004. Arcivescovo della capitale Kinshasa dal 2018, nel 2019 è stato fatto cardinale. Nel 2020 papa Francesco lo ha chiamato a Roma per far parte del Consiglio dei cardinali, l'organismo formato da 9 prelati che doveva aiutarlo nel governo della Chiesa e nella riforma della Curia. Nel 2023 è stato riconfermato nella carica. Viene giudicato un cardinale "conservatore" perché nel 2023 ha criticato le aperture di papa Francesco verso la comunità Lgbt, in particolare la benedizione delle coppie omosessuali.
Il prelato si è fatto promotore di un documento dei vescovi africani contro la dichiarazione "Fiducia supplicans" del pontefice, che permetteva proprio questa benedizione. Ma è l'unico vero motivo di contrasto con Bergoglio. Al papa defunto Ambongo Besungu era vicino sulla sinodalità, cioè sulla necessità di un governo della Chiesa maggiormente plurale ed aperto ai fedeli. Inoltre, condivideva con Francesco la critica all'occidente, visto come neocoloniale, predatorio e privo di valori. Il prelato ha condannato lo sfruttamento delle risorse naturali africane da parte dei paesi ricchi e ha sostenuto la necessità di combattere il riscaldamento globale con le rinnovabili.
Ambongo Besungu però è andato oltre le posizioni di Francesco, attaccando le agenzie dell'Onu, che a suo dire diffonderebbero l'ideologia Lgbt con il ricatto degli aiuti economici. Secondo il cardinale africano, l'occidente è nemico del matrimonio, della famiglia e della procreazione, ed è costretto per questo a cercare lavoratori in Africa. Quest'ultima a suo dire rifiuta la decadenza morale dell'occidente, in particolare l'omosessualità, fenomeno che secondo il prelato è marginale nel continente. Nel suo paese, tra il 2016 e il 2018 Ambongo Besungu è stato critico verso l'ex presidente Joseph Kabila, accusandolo di non voler andare al voto per non perdere il potere. Ha sostenuto i congolesi che chiedevano le elezioni e ha condannato la sanguinosa repressione delle proteste. Da vicepresidente della Conferenza episcopale congolese, nel 2017 ha mediato per porre fine agli scontri interni e per arrivare ad elezioni l'anno successivo. L'anno scorso, la magistratura congolese lo ha indagato per "affermazioni sediziose, false voci, incitamento delle popolazioni alla rivolta e attentati”.
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