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Nell'archivio del Pontificio Istituto
Biblico di Roma è stata rinvenuta una documentazione inedita che
elenca le persone, in maggioranza ebree, protette dalle
persecuzioni nazifasciste della Capitale grazie al rifugio loro
offerto presso istituzioni ecclesiali della città. L'elenco
delle congregazioni religiose ospitanti (100 congregazioni
femminili e 55 maschili), insieme ai rispettivi numeri delle
persone da loro ospitate, era già stato pubblicato dallo storico
Renzo De Felice nel 1961, tuttavia la documentazione integrale
era stata considerata perduta. Gli elenchi ora ritrovati si
riferiscono a oltre 4.300 persone, delle quali 3.600 sono
identificate per nome. Dal confronto con i documenti conservati
nell'archivio della Comunità Ebraica di Roma, circa 3.200
risultano con certezza ebrei.
"Di questi ultimi sappiamo dove sono stati nascosti e, in talune
circostanze, i luoghi di residenza prima della persecuzione - si
legge in una nota congiunta del Pontificio Istituto Biblico,
della Comunità Ebraica di Roma e dello Yad Vashem -. La
documentazione incrementa così significativamente le
informazioni sulla storia del salvataggio di ebrei nel contesto
degli istituti religiosi di Roma". Per motivi di tutela della
privacy, l'accesso al documento è al momento riservato. Il
documento è stato presentato durante il workshop "Salvati. Gli
ebrei nascosti negli istituti religiosi di Roma (1943-1944)" che
si è tenuto oggi presso il Museo della Shoah di Roma. La
documentazione rinvenuta è stata compilata dal gesuita italiano
padre Gozzolino Birolo tra il giugno 1944 e la primavera del
1945, subito dopo la liberazione di Roma. Birolo è stato economo
del Pontificio Istituto Biblico dal 1930 fino alla sua morte per
cancro nel giugno 1945. Rettore dell'Istituto in questo periodo
è stato il gesuita padre Augustin Bea, che fu creato cardinale
nel 1959 e divenne noto per il suo impegno per il dialogo
ebraico-cattolico, soprattutto per il documento del Vaticano II
Nostra Aetate. Gli storici coinvolti nello studio dei nuovi
documenti sono Claudio Procaccia, direttore del Dipartimento
Cultura della Comunità Ebraica di Roma, Grazia Loparco della
Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium, Paul
Oberholzer dell'Università Gregoriana e Iael Nidam-Orvieto,
direttore dell'Istituto Internazionale per la Ricerca
sull'Olocausto dello Yad Vashem. La ricerca è stata coordinata
da Dominik Markl (Pontificio Istituto Biblico e Università di
Innsbruck) insieme al rettore del Pontificio Istituto Biblico,
il gesuita canadese Michael Kolarcik. Roma fu occupata dai
nazisti per nove mesi, a partire dal 10 settembre 1943 fino a
quando le forze alleate liberarono la città il 4 giugno 1944. In
quell'arco di tempo la persecuzione degli ebrei determinò, tra
l'altro, la deportazione e l'uccisione di quasi 2.000 persone,
compresi centinaia di bambini e adolescenti, su una comunità di
circa 10.000 - 15.000.
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