(di Elisabetta Stefanelli) ++
AGGIORNA E SOSTITUISCE ++ Che ruolo ha una risata nella vita?
''Direi fondamentale. Ho costruito un'intera carriera intorno
alla comicità, per quanto abbia fatto anche cose più serie e
impegnate. Ma alla fine la mia indole, nella vita come nel
lavoro, mi porta sempre a strappare una risata'', dice Claudio
Bisio, mentre Vanessa Incontrada spiega: ''Per me la risata è
sinonimo di stare bene e per questo ne cerco sempre di più,
perché ridere e vedere ridere le persone che mi sono accanto mi
regala pace''. Bisio e Incontrada ripartono con una risata al
timone di Zelig, da giovedì 18/11 in prima serata su Canale 5,
dopo 12 anni di nuovo insieme sul palco dello storico cabaret
per tre serate evento - il 25/11 e il 2/12 - che avranno tra i
protagonisti Teresa Mannino, Teo Teocoli, Maurizio Lastrico,
Raul Cremona, Mister Forest, Anna Maria Barbera, Giuseppe
Giacobazzi, Giovanni Vernia e tanti altri che si alterneranno
sul palco insieme a tante scoperte del mondo della comicità. È,
infatti, nel dna di Zelig la missione di scovare giovani talenti
fortemente sostenuta dagli ideatori dello storico cabaret,
Gino&Michele e Giancarlo Bozzo. Il programma torna in tv, dopo
aver fatto registrare il tutto esaurito al TAM Teatro degli
Arcimboldi. L'occasione celebra il sodalizio tra Mediaset e
Zelig che festeggia così i 25 anni in tv - la prima puntata andò
in onda nel 1996 su Italia 1 - e i 35 anni di attività. Come si
può far ridere dopo una pandemia? Claudio Bisio: Come sempre. Mi
viene in mente un bel film Good Morning Vietnam, dove Robin
Williams interpretava uno speaker radiofonico che viene inviato
in Vietnam allo scopo di tenere alto il morale dei soldati. Per
sua indole la comicità deve parlare di cose vere e quotidiane,
quindi si può e, aggiungo, si deve far ridere di tutto con senso
di responsabilità. Per esempio, nella prima puntata di Zelig c'è
un pezzo della Barbera sul Covid, che fa ridere ma dice anche
delle cose importanti. Vanessa Incontrada: Nessuno potrà
dimenticare quello che è successo, le perdite di ciascuno e la
sofferenza enorme che la pandemia ha creato, ma la gente non
solo ha voglia di ridere...la gente ne ha bisogno, lo abbiamo
visto in queste serate e ce ne rendiamo conto dopo ogni
battuta... quindi far ridere diventa quasi un dovere per
restituire un po' di gioia a chi tanto la cerca. Quale emozione
nel ritorno allo spettacolo dal vivo? Bisio: Per me e Vanessa
ritrovarci è stato un colpo forte. Poi essere tornati in teatro
dal vivo è stata un'emozione ancora più intensa. Avere sei
serate sold out con 2370 persone paganti è stato pazzesco. Io
sono andato più volte a teatro e al cinema negli ultimi tempi e
non ho mai visto una presenza del genere, sia in termini di
numeri sia di affetto da parte del pubblico. Incontrada:
Rivedere un teatro pieno è una emozione incredibile…non solo: è
stata una vera e propria botta di ottimismo che fa sperare che
tutto davvero piano piano possa tornare alla normalità. Quale la
differenza fondamentale, cosa è cambiato nella comicità
italiana? Bisio: Negli ultimi anni ha preso piede questa moda
anglosassone nel definire Stand up Comedian il monologhista,
quello che racconta una storia davanti ad un microfono. Poi gli
stand up dell'ultima generazione hanno delle micro-regole forse
non scritte, il microfono deve essere rigorosamente con il filo
e poi devi parlare di te, raccontare delle cose vere della tua
vita facendo ridere, essere politicamente scorretto. Noi ne
abbiamo avuti di monologhisti di questo calibro anche in
passato, io non vedo tantissima differenza da quello che
facevamo io e Paolo Rossi al Derby quarant'anni fa. Ma esiste
una nuova generazione e l'abbiamo portata a Zelig. Parlo di
Davide Calgaro, Max Angioni, Vincenzo Albano, Corinna Grandi.
Forse oggi sono nomi non troppo conosciuti ma si spera lo
diventino in breve tempo. Incontrada: Non so dirlo con
precisione: in questo periodo ho visto cose nuove che ho trovato
divertentissime e ci sono personaggi che ritrovo come li avevo
lasciati anni fa, che mi fanno ridere ancora come allora. Esiste
sicuramente un linguaggio che evolve, ma come nel cinema o in
letteratura i grandi classici restano intoccabili... Cosa ha
fatto la storia di Zelig? Bisio: Zelig è stato da sempre uno
spettacolo di cabaret dal vivo, non un format televisivo.
Inizialmente ci esibivamo nei piccoli locali e poi via via siamo
cresciuti, passando dal tendone del circo al Teatro degli
Arcimboldi. Ma anche televisivamente abbiamo iniziato in seconda
serata su Italia 1 per arrivare poi su Canale 5, in prima
serata. Forse il segreto del successo di questo spettacolo è far
ridere senza finzione. E oltre ai comici, che sono sempre stati
il top, anche nella conduzione c'è sempre stata autenticità, da
Michelle Hunziker a Paola Cortellesi, passando attraverso
Vanessa che considero il cuore vero e pulsante di Zelig.
Incontrada: Ho avuto la fortuna di vivere un pezzo di questa
storia e posso dire che Zelig è un mondo, fatto di autori,
comici, conduttori, spirito di appartenenza, il teatrino di
viale Monza…. Un mondo magico che sono felice di aver
contribuito a riportare a teatro e a Mediaset. Donne, lgbt...la
comicità può essere politically correct? Quale il limite? Bisio:
Credo che si debba essere liberi di parlare di tutto senza
censura. Tuttavia, io ho una mia deontologia, mi pongo un limite
personale di correttezza, quello di non offendere nessuno in
modo gratuito. Poi la comicità si fonda sui luoghi comuni, da
sempre il comico uomo parla "male" delle donne e viceversa.
Corinna Grandi, ad esempio, parla male dei figli... degli altri,
perché non ne ha di suoi, senza usare turpiloquio, ma lo fa
comunque con grande eleganza e raffinatezza. Incontrada: Credo
che il limite sia il rispetto. Se la comicità offende qualcuno
allora c'è qualcosa che non va… Quando invece si è in grado di
ridere tutti insieme di qualcosa allora l'obiettivo è stato
centrato!
Riproduzione riservata © Copyright ANSA