"I numeri che abbiamo credo che
parlino da soli rispetto all'attenzione che si è dedicata ai
casi che abbiamo di dipendenti positivi al Covid-19. Situazioni
di infezioni legate a insufficiente dotazione di dispositivi di
protezione individuale non ci pare di averli rilevati in maniera
preoccupante": così Antonio Onnis, commissario straordinario
dell'azienda ospedaliera di Perugia, sull'esposizione al rischio
contagio da parte del personale dell'ospedale perché non dotato
a sufficienza di dispositivi come le mascherine.
Onnis ha ricordato che sono 31 i dipendenti risultati positivi
ma alcuni di questi, ha precisato, "hanno contratto il virus in
ambiente familiare e non al lavoro". "Siamo fermi a questo
numero da una settimana - ha poi proseguito - con due di loro
che hanno avuto bisogno di ricovero e con gli altri che hanno
superato l'isolamento domiciliare".
Il commissario ha poi sottolineato che il fabbisogno di questi
dispositivi è arrivato fino a 20 volte in più rispetto alle
condizioni normali.
"Dallo scorso anno i fabbisogni si sono triplicati rispetto alle
esigenze" ha commentato per poi aggiungere: "I contatti con i
pazienti positivi o tra dipendenti risultati positivi sono stati
presidiati con accortezza". Secondo i dati illustrati sono stati
sottoposti a tamponi orofaringei 814 dipendenti per un totale di
1.068, considerati quindi anche i doppi tamponi fatti in alcuni
casi dalle stesse persone.
Onnis ha ricordato inoltre che l'ospedale, vista la domanda
esplosa in tutta Italia e non solo, in partenza si è trovato in
difficoltà per reperire i dispositivi. "Difficoltà - ha detto -
a cui si è cercato di sopperire impostando un utilizzo
appropriato di questi presidi sanitari privilegiando
l'assegnazione a quei soggetti e dipendenti a più alto rischio
di contagio: è ovvio che pronto soccorso, reparti di malattie
infettive terapie intensive e tutti quelli Covid dedicati sono
stati in cima alle nostre attenzioni".
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