Nel 2018 compirà 200 anni di attività la Grivel, azienda valdostana leader mondiale nella produzione di attrezzatura per l'alta montagna. Una ricorrenza che poche, pochissime, realtà industriali in Italia e al mondo possono vantare.
Fondata nel 1818 a Courmayeur dall'omonima famiglia di fabbri, di origine walser e trasferitasi da Gressoney ai piedi del Monte Bianco, negli anni ha saputo svilupparsi ed evolversi, ha avuto momenti di difficoltà fino al definitivo rilancio all'inizio degli anni'80. I fondatori erano specializzati nella fabbricazione di asce e di altri attrezzi agricoli quando i primi viaggiatori inglesi hanno chiesto loro di costruire degli strumenti per camminare in sicurezza sul ghiaccio e sulla neve.
Dai bastoni per la ricerca dei cristalli sono così nate le piccozze. A un ingegnere inglese, Oscar Eckenstein, va invece il merito di aver elaborato il primo progetto di ramponi, nel 1909: con un disegno si presentò da Henri Grivel e gli chiese di costruirli. L'epopea Grivel era iniziata: piccozze, ramponi, chiodi da ghiaccio che hanno fatto la storia dell'alpinismo. Le prime salite sull'Everest, sul K2, sul Kangchenjunga portano la firma della piccola azienda valdostana. Il successo è stato fulminante negli anni della corsa agli Ottomila, a partire dal dopoguerra. Persino la regina Elisabetta ha voluto ricevere i produttori di questi attrezzi fondamentali per scalare le montagne.
Come spesso accade, a una grande crescita fa seguito un periodo di stasi. Una gestione poco competitiva, ma soprattutto la nascita di numerosi e agguerriti competitor, in pochi anni hanno fatto perdere alla società importanti quote di mercato negli anni '70, fino all'ingresso di Gioacchino Gobbi nella governance. "Oltre 150 anni di tradizione non potevano essere lasciati morire" racconta l'imprenditore, ancor'oggi titolare dell'azienda con la moglie Betta. L'operazione di rilancio ha permesso alla Grivel di andare alla conquista del mercato mondiale con prodotti di elevata qualità. "Leggerezza e resistenza - spiega - sono le state le chiavi del successo". Le leghe vengono create in un laboratorio di ricerca nella sede di Verrayes, a pochi chilometri a Aosta. "Poi le testiamo direttamente in montagna", aggiunge Oliviero Gobbi, ultimo erede della tradizione Grivel.
L'azienda - una sessantina di dipendenti - esporta il 92% della produzione. Il principale mercato è il Giappone. Il fatturato è di circa 10 milioni di euro all'anno. La tentazione di allargarsi ad altri settori, come l'abbigliamento, non ha mai fatto breccia nella famiglia Gobbi: "Siamo montanari duri e puri". Inoltre, da sempre la Grivel ha un attenzione particolare verso il rispetto dell'ambiente: come dimostrano le varie certificazioni e il mega impianto fotovoltaico che alimenta lo stabilimento di Verrayes (il più grande in Valle d'Aosta). Per il 2018 stanno preparando grandi sorprese, eventi, conferenze, la sistemazione del museo Grivel, ma anche la rivisitazione in chiave moderna delle piccozze di un tempo e di altri oggetti cult.
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