(di Manuela Tulli)
La basilica di San
Pietro è uno dei luoghi più frequentati al mondo: dodici milioni
di persone l'anno che, con il Giubileo in corso, potrebbero
raddoppiare. Ora è in grado di offrire alla vista dei pellegrini
anche una serie di opere restaurate: dopo il Baldacchino e la
Gloria, tornano a splendere, nel loro contrasto tra il nero e
l'oro, anche il monumento funebre di Urbano VIII di Gian Lorenzo
Bernini e quello di Paolo III realizzato da Guglielmo Della
Porta. Meraviglie che sono tornate alla loro originaria
bellezza.
Ma per accogliere meglio i pellegrini è stato anche messo a
punto un nuovo piano esodo, eliminando i gradini alle porte
d'uscita che sono stati coperti da passerelle, ed è stata
migliorata l'illuminazione della necropoli vaticana.
Quanto al piano esodo, nella conferenza stampa in Vaticano,
si è precisato che non si teme per la Basilica di San Pietro né
un incendio né un attentato terroristico. Quanto invece "rischi
incogniti" che provocano ondate anomale di folle, un po' come
accaduto nelle ultime tragedie che hanno riguardato discoteche.
Quanto invece ai restauri eseguiti, che il Papa aveva voluto
vedere ieri mattina in anteprima con la sua visita a sorpresa in
basilica, "la Fabbrica di San Pietro proverbialmente non si
ferma mai e cerca di ricambiare la fede e l'amore dei pellegrini
e dei visitatori che entrano in Basilica. Vogliamo restituire -
ha detto il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica -
quello che ci viene dato e quello che ci ha lasciato nei secoli
questo luogo dello spirito. Anche e soprattutto nell'Anno
Giubilare. Nel cuore del Giubileo della Speranza il restauro dei
monumenti funebri dei pontefici Paolo III e Urbano, così come la
nuova illuminazione della Necropoli e delle Grotte Vaticane, si
rivelano gesti di luce e di memoria, che accompagnano il
pellegrino in un'esperienza di contemplazione, fede e bellezza".
Nei lavori eseguiti anche una curiosità: nel monumento
funebre dedicato dal Bernini ad Urbano VIII c'è sulla sinistra
la statua che rappresenta la Carità: una donna formosa che
allatta un bambino. Nei lavori di restauro è stato deciso di
togliere il velo in marmo che era stato sovrapposto per
nascondere il seno, una pratica censoria che era molto diffusa
(si pensi ai cosiddetti 'braghettoni' con i quali si decise di
coprire le parti intime delle figure michelangiolesche della
Cappella Sistina) nei lavori di restauro dei secoli passati.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA