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ANSAcom - In collaborazione con CIFA
Un contratto collettivo nazionale di lavoro che, potenzialmente, riguarda quasi 4 milioni di addetti del settore terziario, nel nostro Paese. E che, al passo con i tempi, "mira a contemperare le esigenze di produttività, competitività e crescita delle imprese con quelle di tutela, benessere e sicurezza" degli occupati, "offrendo alle aziende flessibilità organizzativa e in ingresso e alle persone un sistema completo di tutele giuridiche e sicurezza, nonché di misure economiche a sostegno del reddito" della platea. È quello che è stato firmato questa mattina, a Roma, da Cifa Italia (la Confederazione italiana delle federazioni autonome) e Confsal (la Confederazione generale sindacati autonomi dei lavoratori), rappresentate dal presidente Andrea Cafà e del segretario generale Angelo Raffaele Margiotta, soddisfatti per il raggiungimento di un accordo arrivato dopo "mesi intensi di concertazione".
Nel corso di una conferenza stampa, i due vertici delle organizzazioni hanno illustrato i capisaldi del documento che "si articola in due parti: la prima raccoglie le norme di carattere generale che riguardano i princìpi contrattuali e i sistemi di tutela e benessere del lavoratore, applicabili a tutti i settori, la seconda, in continuità con la prima, raggruppa le norme che hanno carattere settoriale e che disciplinano aspetti particolari di alcuni istituti contrattuali sulla base delle peculiarità dei diversi processi produttivi e delle prassi contrattuali che caratterizzano tutti i segmenti del terziario (ossia commercio e distribuzione, servizi, turismo e pubblici esercizi). Le tabelle salariali individuate nel contratto, viene evidenziato, mettono in luce "un livello retributivo minimo, definito come retribuzione oraria lorda per il livello iniziale di inquadramento professionale, in misura non inferiore a 8 euro, con l'obiettivo di raggiungere gradualmente la soglia dei 9 euro lordi l'ora".
Elemento basilare, è stato spiegato, è la valorizzazione della formazione intesa quale "leva di crescita professionale", giacché si recepisce il Quadro europeo delle qualifiche, "stabilendo un’equivalenza tra livelli di inquadramento e titoli di studio". Pertanto, hanno osservato Cifa e Confsal, "all’interno di questo impianto, prende forma il principio di qualificazione, secondo cui un più elevato grado di istruzione del lavoratore corrisponde a una prestazione di maggiore qualità, con benefici diretti per i processi produttivi e la competitività aziendale.
Per valorizzare concretamente tale principio, il contratto riconosce un’indennità di qualificazione ai lavoratori in possesso — o che conseguano — un titolo di studio superiore rispetto a quello previsto per il proprio livello contrattuale", recita il testo. Il sistema di classificazione del personale si fonda, perciò, su "fattori e criteri innovativi di professionalità: a partire da questi elementi, la classificazione prevede una progressione unica articolata su sette livelli di professionalità, costruita su una scala crescente di autonomia e responsabilità, coerente con il Quadro europeo delle qualifiche e con declaratorie omogenee". Nero su bianco, poi, viene messo l'impegno per la salute e la sicurezza dei lavoratori, attuata, tra l'altro, con la "valorizzazione di un’importante figura come quella del preposto attraverso la formazione e un doveroso riconoscimento per le responsabilità che ricadono su di lui".
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