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Willie Peyote: "L'Italia ha perso il senso del dissenso"

Willie Peyote: "L'Italia ha perso il senso del dissenso"

"Tony Effe? Eccessivo parlare di censura nel nostro Paese"

ROMA, 07 febbraio 2025, 20:52

di Claudia Fascia

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nel brano All You Can Hit cantava Bello Sanremo, ma non ci vivrei. Eppure, dopo l'esperienza del 2021 (la famigerata edizione con la platea dell'Ariston vuota causa covid, ma che con Mai Dire Mai (la locura) gli valse il Premio della Critica Mia Martini), Willie Peyote torna al festival di Sanremo, consapevole di rappresentare - con il brano Grazie Ma No Grazie - la quota "sociale", quest'anno particolarmente risicata a favore di sentimenti e disagio interiore che spopolano nelle canzoni in gara. "Nel 2021 mi è sembrato di vivere il festival a metà, un'esperienza monca. È mancata tutta la componente di vita, di casino che sposta la percezione di quell'evento. Torno per cogliere quegli aspetti che mi sono mancati".

Il fatto di essere la voce "politica" (come già era stato la prima volta), con i rimandi alla politica ("Questa gente non fa un cazzo li mantengo tutti io con le mie tasse") e alle manifestazioni di piazza ("Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze"), non sembra preoccuparlo. "Non so se sono stato io a scegliermi questo ruolo, ma di certo non ho fatto niente per impedirlo. E poi in fondo Sanremo è tutto una questione di quote: io vado a coprire quella. Viviamo in un Paese di conservatori, che ha perso il senso del dissenso".

Anche Willie Peyote l'ha perso? "Io andavo in piazza a manifestare da studente e lo faccio ancora. L'ultima volta l'ho fatto lo scorso 25 novembre a Roma. Ma oggi vanno di moda concetti conservatori e vetusti. Siamo tutti votati a un conservatorismo che mi annoia, non siamo predisposti ai cambiamenti".

Un Paese di conservatori che si esprime anche nella caccia alle streghe, impersonate ai giorni d'oggi dai rapper come Tony Effe. "A fronte di quello che succede nel resto del mondo, vedi l'Iran, mi sembra eccessivo parlare di censura in Italia. È un termine che andrebbe scomodato in casi ben più gravi. Alla fine Tony Effe i suoi concerti li fa, anche se gli negano il Circo Massimo". Conservatori anche nelle polemiche per l'autotune: "Che noia". E anche su quella che ha nel mirino i pochi autori che firmano la maggior parte dei brani in gara e non. "Mi stupisce lo stupore altrui. È da anni che le canzoni prime in classifiche portano sempre le stesse firma. Io preferisco scriverle da me e in generale lavoro poco con gli autori: preferisco un'azienda a conduzione familiare. Ma è una scelta mia, ma non contesto quella degli altri. In fondo bisogna capire quale è l'obiettivo: essere primi in classifica o raccontare qualcosa?" Nel testo cita anche i Jalisse ("E c'hai provato anche più volte dei Jalisse ma l'insistenza non è mai così di classe"), che così in qualche modo saranno presenti al festival. "Sono diventati un simbolo, è una presa in giro non a loro, ai quali ho sottoposto la barra che li riguardava, ma all'approccio all'arte e al festival. Ci piace più il contorno che la musica. Portarli nella serata dei duetti? Quello sarebbe stato più un meme". Il sabaudo Willie ha scelto invece la romanità di Federico Zampaglione e Ditonellapiaga per accompagnarlo nel brano Un Tempo Piccolo di Franco Califano. "Trovo riduttivo limitare tutto alla provenienza geografica. Io sono molto legato a quella canzone, è l'esempio di come un cantautore possa parlare con poesia della decadenza della vita".

Il 14 febbraio, durante la settimana del festival, uscirà Sulla Riva del Fiume, 12 tracce che raccolgono la prima parte del progetto Sulla Riva del Fiume (pubblicato solo in digitale lo scorso 26 aprile) e 4 inediti tra cui il brano in gara Grazie Ma No Grazie. "Il fiume per me, nato a Torino, non può che essere il Po. Questo disco chiude la trilogia sabauda, iniziata con Educazione Sabauda del 2015 e proseguita con Sindrome di Tôret del 2017). 

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