Nel febbraio del 1944, a soli 15
anni, Giunio Leoncini decise di lasciare la famiglia che viveva
a Castelfiorentino (Firenze) per raggiungere altri giovani sulle
colline di Montaione, nella valle del fiume Elsa, e unirsi alla
lotta di Liberazione. Era un ragazzino e la sua vicenda è
rimasta finora sconosciuta, anche perché nel Dopoguerra emigrò
in Australia. Ora emerge per la prima volta per delle ricerche
fatte in Comune in occasione dell'anniversario della
Liberazione. Sono stati rintracciati suoi discendenti che vivono
nel Paese agli antipodi.
Leoncini emigrò in Australia facendo vari lavori e trovando
infine un'occupazione in una raffineria della Shell. Fu
naturalizzato cittadino australiano nel 1970, della sua storia
non si sapeva nulla fino a poche settimane fa quando per una
ricerca anagrafica si è potuto rintracciare la sorella Magda,
alloggiata in una Rsa, e quindi risalire ai discendenti che
dall'Australia sono venuti a trovare la zia.
L'amministrazione comunale li ha accolti in municipio,
consegnando al figlio David una pergamena "alla memoria di
Giunio Leoncini, combattente per la Libertà". "La ricerca è
partita nell'ambito di una ricerca sui volontari di
Castelfiorentino, finanziata con un contributo del Consiglio
Regionale della Toscana per l'80/o anniversario della
Liberazione - spiegano gli assessori alla cultura, Franco Spina,
e alla memoria, Marta Longaresi - In questo caso, tuttavia, è
affiorata una vera e propria perla, la vicenda del partigiano
più giovane di Castelfiorentino che all'epoca aveva poco più di
15 anni, puntualmente documentata essendo stata conservata dai
suoi discendenti che ancora oggi vivono in Australia e che
abbiamo incontrato due giorni fa, insieme alla sorella di
Giunio, Magda, che vive ancora qui a Castelfiorentino". "Una
bella storia - concludono - di cui abbiamo appreso diversi
aneddoti, indicativi di un coraggio e una temerarietà non comune
che fa orgoglio e onore a tutta la nostra comunità".
Giunio Leoncini decise di lasciare genitori, due sorelle e
la sicurezza di un luogo abbastanza riparato (la famiglia era
sfollata in aperta campagna al Castello di Oliveto), per
raggiungere nel febbraio1944 altri giovani più grandi di lui
nelle colline di Montaione, a San Vivaldo, località teatro di
scontri decisivi fra i tedeschi in ritirata e la fanteria degli
Stati Uniti che avanzava sulla linea del fronte tra Volterra e
Firenze. Sotto il comandante partigiano Duilio Borgioli, il
giovanissimo Giunio divenne ben presto - secondo un rapporto
redatto dallo stesso Borgioli - la 'mascotte' della brigata,
distinguendosi per il suo coraggio "sempre primo fra tutti", e
"più volte citato all'ordine del giorno per il suo comportamento
nella lotta antinazista", tra il febbraio e il marzo 1944. In
seguito, il 3 febbraio 1945, Giunio Leoncini si sarebbe unito ad
altri 72 volontari di Castelfiorentino per andare a combattere
sulla Linea Gotica contro i tedeschi.
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