ANTONIO ORTOLEVA: NON POSSO
SALVARMI DA SOLO (NAVARRA EDITORE, 138 PAGINE, 12 EURO)
Dalla memoria della Resistenza riaffiora la storia tragica e
gloriosa di un giovane partigiano siciliano che preferì morire
per condividere la sorte dei suoi compagni finiti nelle mani
degli aguzzini. Si chiamava Giovanni Ortoleva, veniva da
Isnello, un piccolo paese delle Madonie. Dopo l'8 settembre si
era unito a una formazione partigiana nel Biellese con il nome
di battaglia di Jacon, unico meridionale di una brigata di
valligiani.
La sua vicenda viene ora raccontata da Antonio Ortoleva nel
libro "Non posso salvarmi da solo" edito da Navarra. Il titolo
riprende la risposta che Ortoleva diede a un comandante fascista
suo conterraneo il quale gli proponeva di salvargli la vita se
avesse cambiato idea collaborando con le milizie fasciste.
Jacon, che aveva solo vent'anni, non ebbe dubbi. Disse di no per
coerenza e per restare fedele a un patto di solidarietà umana
prima che militare. Nella notte del 9 marzo 1945 i partigiani
catturati furono orrendamente torturati a Salussola, in
provincia di Biella, e quelli che sopravvissero vennero
fucilati. Venti morti. All'eccidio riuscì a sfuggire un altro
giovane partigiano, Sergio Canuto Rosa nome di battaglia
"Pittore", che poi con una drammatica testimonianza ha
raccontato i particolari strazianti del massacro e l'orgogliosa
fine di Jacon.
Di quel giovane siciliano si è tornato a parlare da una
decina di anni per iniziativa del sindaco di Isnello del tempo,
Pino Mogavero, che riuscì a riportare a Isnello i suoi resti con
un evento che coinvolse i paesi delle Madonie. Da allora si è
stabilito un collegamento tra Isnello e Salussola, che il libro
ha rafforzato con incontri, scambi e racconti e con un
gemellaggio.
La storia di Ortoleva è così diventata simbolica: è quella di
tanti giovani che, da ogni parte d'Italia, scelsero di stare
dalla parte della giustizia sociale e della libertà. Nel libro
viene ricostruito il contesto familiare e le condizioni
dell'Italia di quel tempo con uno sguardo a vicende e personaggi
rimasti ai margini della storia, come la rivolta anti-tedesca
sull'Etna nel 1943, il professore guerrigliero Antonio Canepa e
il "Patto della montagna" sulle Prealpi biellesi, che in piena
guerra aprì le porte ai diritti sul lavoro delle donne.
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