(di Mauretta Capuano)
Cavalcare l'onda emotiva di questo
momento, organizzarsi senza attendere che dall'alto arrivino
delle soluzioni e dialogare. La scrittrice Giulia Caminito,
Premio Campiello 2021 con L'acqua del lago non è mai dolce
(Bompiani), autrice impegnata e attenta a dar voce alle
inquietudini sociali, pensa che la misura sia colma dopo
l'ennesimo femminicidio, quello di Giulia Cecchettin e riflette
sulle possibili strade da percorrere per la Giornata contro la
violenza sulle donne del 25 novembre.
"Tante cose sono state fatte in questi anni, ma sembra non
siamo sufficienti. Anche questa è la rabbia generale. Siamo
inondati di casi atroci, terribili e non si fermano. Si sperava
che l'opinione pubblica con la sua reazione avesse scosso
qualche coscienza e invece poco dopo succede una cosa uguale a
quelle di prima. La misura è un po' colma" dice all'ANSA
Caminito. Ma "Giulia Cecchettin deve averci toccato ancora di
più. Credo che si debba un po' cavalcare questa onda emotiva,
perché anche in passato spesso grandi risposte popolari sono
arrivate proprio da casi di cronaca. È un'onda emotiva che può
veramente portare in qualche direzione, a qualche risposta"
sottolinea.
"Un ragazzo di 22 anni che decide di ammazzare la propria ex
compagna perché non riesce ad andare avanti nella vita,
all'università, penso che sia molto rappresentativo di come
stanno, in alcuni casi, gli uomini delle nuove generazioni:
molto allo sbando, confusi, senza riferimenti, con la paura
della solitudine, di non farcela, con la difficoltà di avere
invece accanto delle donne che vanno avanti. Uno dei libri che è
importante leggere in questi giorni è L'invincibile estate di
Liliana (Sur) di Cristina Rivera Garza, una scrittrice
messicana, che racconta il femminicidio subito da Liliana, sua
sorella, 30 anni fa, esattamente con le stesse dinamiche di
quello che è accaduto nel caso di Giulia Cecchettin e Filippo
Turetta" afferma. "Erano gli anni '70, credo il '75-'76 quando
c'è stata la prima manifestazione a Roma contro la violenza
sulle donne con il famoso slogan: 'riprendiamoci la notte'. È
passato tanto tempo ma la notte non è ancora sicura per le donne
e le ragazze" spiega.
Cosa bisognerebbe fare, quali sono i primi passi da compiere?
"Non direi di puntare tutto solo sulle iniziative di governo -
considerato che io non mi sento rappresentata da quello presente
- ma su quelle dal basso, che arrivano dai centri culturali,
dalle biblioteche, dalle librerie, dai festival. Una risposta
anche culturale che arrivi dal comitato di quartiere, dagli
spazi pubblici. Sarebbe molto importante" dice Caminito che va
spesso nelle scuole. "Si può fare anche adesso un ddl di
emergenza, ma se poi non vengono stanziati i fondi per la
formazione dei Centri antiviolenza, se il programma scolastico
non viene sostenuto con le giuste competenze, viene dato in mano
a uno psicologo di cui non è chiarissima la posizione nei
confronti della violenza sulle donne, la situazione è
preoccupante" aggiunge Caminito facendo riferimento ad
Alessandro Amadori la cui nomina a responsabile della campagna
nelle scuole Educare alle relazioni ha suscitato polemiche.
"Siamo in una grande fase di transizione e come sempre c'è
chi cerca di portare le cose indietro" dice Giulia Caminito,
classe 1988, che per la prima volta sente una risposta anche
dagli uomini. "Questa volta anche i miei amici andranno in
piazza il 25 novembre. È molto importante il dialogo su questi
temi, aprire un dibattito, soprattutto nella scuola. per quanto
riguarda i rapporti umani". "Una cosa su cui mi sono molto
interrogata di fronte a questi che diventano dei grandi casi
mediatici è: 'quanto protagonismo c'è dietro a un omicidio?' Non
ho una risposta definitiva, ma è una cosa da non sottovalutare"
sottolinea Caminito che sta scrivendo un nuovo romanzo con tra
l'altro un protagonista maschile.
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