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Il disco di Curci suona ma ha note di dolore e nostalgia

Il disco di Curci suona ma ha note di dolore e nostalgia

Grandi successi canori associati a brevi storie

TRIESTE, 05 febbraio 2025, 13:23

Redazione ANSA

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(di Francesco De Filippo) ROBERTO CURCI, IL NOSTRO DISCO CHE SUONA (Battello; 113 pp; euro 14) Le undici grandi canzoni di successo dal 1965 al 1994 che hanno segnato i ricordi e le emozioni degli italiani cadenzano altrettante storie di quotidianità che hanno quasi tutte in comune una morte violenta. Se all'epoca quelle hit facevano rabbrividire il cuore, le brevi storie che a quei motivi sono associate insieme con la nostalgia degli anni andati, il cuore lo fanno sobbalzare. Ma non per un amore non corrisposto, per spirito di ribellione postsessantottina o per il turbinio sociale degli anni '70/'80 che si trasformava in rabbia e violenza: i mielosi temi della canzone popolare italiana, quelli più aspri e graffianti del rock inglese.
    Roberto Curci non predilige né gli uni né gli altri: attraversa quegli anni, quelle canzoni (con tanto di fotografia della copertina dell'LP o del cantante) con un distaccato dolore.
    Chissà perché, tra le undici canzoni non c'è "Una rotonda sul mare" di Fred Bongusto, un cui notissimo verso - il nostro disco che suona - dà il titolo al libro.
    Comunque, il dolore è quello di Valeria, semidrogata che muore suicida, la cui vicenda si intreccia con Mother's little helper tratta dall'LP Aftermath dei Rolling Stones, che parla appunto di tranquillanti e del rischio di dipendenza che possono causare. Il dolore è quello della quattordicenne violentata da quattro uomini, associata a Il tempo se ne va di Adriano Celentano. E penso a te di Lucio Battisti fa da colonna sonora a un amore strambo ma sincero tra un vigilante notturno e la commessa di un negozio di calzature, che muoiono in un incredibile incidente stradale.
    Curci non ci spiega se le storie sono vere o verosimili, ma forse non cambierebbe granché saperlo: l'operazione è più profonda e complessa di una semplice collezione, di un azzeccato abbinamento. "La nuit viendra bientot" (Presto verrà la notte) cantava in Kilimandjaro il non troppo noto Pascal Danel, immortalato in copertina del 45 giri in camicia blu notte e in una posa semplice come si faceva nel 1966, quando, appunto, uscì la canzone. Ci si mostrava per come si era e non per come vorremmo si pensasse di noi. Verrà la notte, presto, e chissà cosa e chi troverà. Sicuramente non troverà Battisti, Herbert Pagani, Sergio Endrigo, Luigi Tenco, Giorgio Gaber... ma ci saranno, ormai quasi trasformati in highlander, Paul McCartney e i (quasi tutti) Rolling Stones. Tutti in qualche modo immortali.
   
   

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