REMO RAPINO, DI NOME FACEVA ARTURO (Edizioni Città Nuova, pp.176, 16.90 euro)
C'è la fatica del vivere, ma anche la forza tenace di aggrapparsi a sogni forse difficili ma non impossibili nel romanzo "Di nome faceva Arturo" di Remo Rapino, in libreria con Edizioni Città Nuova dall'11 aprile. L'autore, che per il romanzo "Vita morte e miracoli di Bonfiglio Liborio" ha ricevuto il Premio Campiello 2020, racconta la storia di Arturo, un manovale a giornata, detto Ciacià per il suo tartagliare parole, che un giorno per caso scopre il potere dei libri, trovandone uno, abbandonato su un tronco tagliato, mentre è di ritorno dal lavoro.
Insieme a una bibliotecaria miope, a un filosofo di strada, a un architetto anarchico, a un vecchio rilegatore, a un cane zoppo e ad altri incredibili personaggi, Arturo deciderà di realizzare per sé e per gli altri qualcosa di grande, una biblioteca: una grande avventura che darà vita a un luogo salvifico, un'occasione di speranza per potersi riprendere le proprie vite, prendendo spunto e coraggio dalle parole e dalle storie infinite che tanti esseri umani, da tempo immemore, hanno raccontato ad altri esseri umani per aiutarli a cambiare.
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