(di Francesco De Filippo)
Un jazz intimista, lento e con un
tratto ipnotico per i giri di note ripetitivi e in crescendo che
si aprono in intrecci musicali più complessi, e con noti brani
reinterpretati in formule ricercate e riuscite. È il concerto
Descansate Niño del trio composto da Giacomo Ancillotto,
chitarra elettrica, Paolo Papetti che ha sostituito Marco Zenini
al basso e Alessandra D'Alessandro alla batteria.
Descansate Niño è il primo album di Giacomo Ancillotto,
uscito il 27 gennaio per Folderol (Kappabit Music), che lui
stesso definisce "un viaggio di frontiera tra improvvisazione e
scrittura" e che giunge dopo anni di pratiche improvvisative e
riflessioni sulla forma canzone.
Organizzato dal Circolo Jazz Club Thelonius, il concerto,
ieri sera, si apre al Knulp con "Via Aurelia 253", brano di
intense evocazioni, lento ma carico, scritto dallo stesso
Ancillotto. Seguono "Igor Legàri", poi un pezzo spigoloso e
vario, "Flemma", a rappresentare in musica la lentezza, il tempo
lento.
Comincia poi, alternata a brani di cui è l'autore, una
sequenza di rifacimenti: una originale e irriconoscibile
versione di "Se telefonando", il grande successo di Ennio
Morricone-Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara, che Ancillotto
interpreta da solo con chitarra e una base elementare, ridotta
all'essenziale; e poi "Si no me moro" che cantava una
indimenticabile Gabriella Ferri in cui, su un tappeto ritmico da
savana (ricorda Sun Ra) la chitarra sembra che lanci gli acuti
rochi della Ferri per scambiarsi il ruolo con il basso che si
lancia in un veloce assolo. Infine, dopo una decina di brani, il
pubblico richiama sul palco il trio che aveva decretato la fine
del concerto, e tra sonorità appena abbozzate, spigoli d note,
si riconoscono gli echi di una hit, ridisegnata nel solito
ripetitivo giro, un tratto peculiare di Ancillotto: è Perfect
day di un lontano e inatteso Lou Reed.
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