Dopo aver detto addio a concerti e dischi, non alla musica, Ivano Fossati si è dato alla narrativa.
Non voleva farlo, ma poi si è appassionato ed è nato 'Tretrecinque' (Einaudi), il suo primo romanzo che vorrebbe fosse "una specie di invito a non avere paura della distanza, specialmente per i giovani. Io ho viaggiato moltissimo e lo so" dice all'ANSA.
Che poi è esattamente quello che fa il protagonista del suo libro negli anni Cinquanta, il suonatore piemontese Vittorio Vincenti, o Vic, che lascia tutto e gira il mondo. "La vita può anche non girare bene dove tu ti trovi, ma se ti muovi può essere che vada meglio. In tempi come questi in cui bisogna essere pronti a spostarsi, a non avere paura dell'altro, i ragazzi non dovrebbero più considerare la frontiere. Vittorio lo fa in anni in cui viaggiare era difficile, non c'era la globalizzazione, e dice 'si può avere paura degli uomini ma mai delle distanze'" sottolinea Fossati che domani è atteso a Libri Come, la Festa del Libro e della Lettura all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Viaggio nel viaggio, anche il cantautore-scrittore per questo libro ha viaggiato molto e se dovesse scriverne un altro la condizione imprescindibile è che sia un'altra storia che lo porti "in giro per il mondo" dice. "E' stato Ernesto Franco della Einaudi a spingermi verso la narrativa. Era convinto che fossi in grado di scrivere una storia lunga, io non pensavo di avere questa capacità. Ho scritto - racconta Fossati - per 40 anni canzoni che richiedono sintesi e la capacità di dire le cose nel più breve spazio possibile. Sono due mestieri completamente diversi, per nulla contigui. Finché è venuta fuori questa storia e mi sono inaspettatamente appassionato. Non essendo scrittore il solo modo che avevo era scrivere da lettore, pensando a quello che avrebbe emozionato me. E così è stato. Ci ho impiegato un anno correzioni e tutto". Un anno intenso in cui Fossati ha lavorato moltissimo, ma soprattutto si è documentato e ha fatto sopraluoghi nei paesi che voleva descrivere. "Sono andato a Brighton e ci sono stato un bel po' per capire cosa poteva essere quella città negli anni '60. Mi piaceva tanto l'idea che questo lavoro mi portasse in giro per il mondo".
La storia non è autobiografica, ma ovviamente Fossati ha scritto di cose che conosce e l'ambientazione è nel mondo delle orchestre ed orchestrine musicali, da dove lui è partito. "Nel primo dopoguerra sulla costa inglese, in Cornovaglia, si era creato un giro di lavoro per le orchestre italiane, negli alberghi. Uno di questi suonatori lo avevo conosciuto e ho innestato su questo ricordo la figura di Vincenti" racconta.
"Vittorio gira il mondo e quando è più che settantenne decide di raccontare la propria vita anche se non ha studiato. Sente che i ricordi cominciano ad evaporare e vuol far sapere al figlio e al nipote cosa è stata la sua esistenza sempre lontano dalla famiglia. La vera storia del romanzo è questa, l'incapacità di tenere vicini gli affetti e il senso di colpa che si sviluppa negli anni. La parte musicale, le canzoni sono il contorno" dice Fossati. Anche se il 'Tretrecinque' del titolo fa riferimento a un modello di chitarra elettrica Gibson che è quella da cui Vic non si separa mai ed è "lo strumento che lo fa volare nel mondo. Vic non diventa - dice - una star o una rockstar, rimane suonatore delle sale da ballo".
Fossati, 63 anni, che dal 1971 ha pubblicato 24 album, scritto per i più grandi interpreti italiani, composto musica per teatro e cinema, non ha più voglia di salire sul palcoscenico e sa che la narrativa è "un bel rischio". Ma "mi ero stancato della routine e se avessi continuato lo avrei fatto con meno passione. Continuo a scrivere canzoni, le ultime per Giorgia, Mengoni e con Fiorella Mannoia" spiega. Fortissimo lettore, tra i suoi autori di riferimento cita Pavese, Cassola, Fenoglio, Saramago, Jonathan Coe, Amado, meno i contemporanei ma "è un po' casuale", conclude.
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