(di Mauretta Capuano) YASMINA REZA, SERGE (ADELPHI, PP 186, EURO 19.00).
C'è un Vladimir Putin in forma di calendario, appeso alla parete e intento ad accarezzare un ghepardo nel nuovo romanzo di Yasmina Reza, 'Serge', appena arrivato in libreria per Adelphi nella traduzione di Daniela Salomoni.
La
storia ci fa entrare nel cuore di una famiglia di ebrei
viennesi, i Popper, e nei legami e conflitti fra due fratelli e
una sorella: Serge il primogenito, Jean e Nana, che esplodono
durante una visita ad Auschwitz tra orde di gente. E il punto di
vista è quello di Jean, il fratello di mezzo, voce narrante.
Perchè Putin all'interno del libro? "Perché ho sempre trovato
- e parlo solo ed esclusivamente dal punto di vista romanzesco -
che fosse una figura interessante di questo secolo. Ho letto la
sua biografia, ho seguito il suo percorso, ho visto il
documentario di Oliver Stone" dice all'ANSA Yasmina Reza.
Cos'ha di interessante Putin? "Contrariamente ai governanti
democratici che si basano sulla seduzione, il presidente Macron
per primo, Putin non fa leva sulla seduzione e questo gli
conferisce un'aura misteriosa che, sempre dal punto di vista
romanzesco, non politico, lo rende una figura interessante. I
dittatori non devono far leva sulla seduzione o porsi con il
tipo di comunicazione attuale perché non hanno bisogno di essere
rieletti ogni cinque minuti" spiega la Reza che sulla guerra in
Ucraina non si esprime. "Non ho molto da dire. Non ho competenza
in materia e non mi sento legittimata a esprimermi. Il mio
parere non ha alcun interesse. C'è un rumore incessante di
opinioni e mi rifiuto di alimentarlo. Penso che gli artisti non
abbiano nulla da dire. Non sono degli intellettuali , sono delle
persone che restituiscono un mondo che non ha nessuna
corrispondenza con la saggezza" sottolinea la scrittrice. Ma
adesso, in questi giorni di guerra, su Putin ha cambiato
opinione? "Al contrario, il personaggio - sempre dal punto di
vista romanzesco - è ancora più interessante e questo è l'unico
punto di vista con il quale lo approccio. Dostoevskij lo avrebbe
adorato come personaggio romanzesco".
In 'Serge' la Reza mette a nudo con grande empatia i lati
comici e patetici della famiglia. "E' sicuro e lo ho
sperimentato anche nelle cose scritte in passato che la famiglia
sia un luogo meraviglioso di conflitti" dice la scrittrice. "Il
rapporto tra fratelli è il tema centrale del libro. Il fatto che
sia quello di mezzo a raccontare mi ha concesso una certa
libertà soggettiva nella narrazione. Ma, il mio obiettivo, prima
di parlare della famiglia, del viaggio ad Auschwitz, era di
scrivere del turismo di massa, di questo nostro modo
contemporaneo di viaggiare.Ma cosa cerchiamo attraverso questi
viaggi? Quello che è sicuro è che il fatto di avere messo in
questa situazione persone che arrivano da Parigi con il loro
carico di piccole preoccupazioni porta all'estremo le tensioni.
E questo è interessante per me: mettere in contrapposizione un
luogo sacro, Auschwitz, con le piccole preoccupazioni".
I genitori di Serge vanno d'accordo solo su una cosa, l'odio
del comunismo. "E una cosa copiata dai miei genitori che
detestavano il comunismo perché ne avevano subito le conseguenze
da giovani, lui a Mosca, lei a Budapest".
In 'Serge' è molto forte anche il tema della malattia, il
cancro. "La domanda è come comportarsi difronte a queste
situazioni. Mettersi in empatia totale o come Serge ignorare la
situazione?". Scritto durante il primo lockdown, questo romanzo
è legato per la Reza a un periodo meraviglioso: "il tempo a
Parigi era bellissimo, la città deserta. Di giorno scrivevo,
alle cinque chiamavo Isabelle Huppert, che è una grande amica e
camminavamo per la città. La sera guardavo Il Trono di Spade. Un
film dal libro? "Non credo sia possibile perché bisognerebbe
andare ad Auschwitz a fare le riprese. Il libro ha avuto un
grandissimo successo in Germania e ho avuto proposte per un
adattamento teatrale. Scriverà mai della pandemia? "No, è la
cosa meno interessante che ci sia".
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