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(di Mauretta Capuano) - ANDREA BAJANI, L'ANNIVERSRIO (FELTRINELLI, PP 127, EURO 16,00). Incisivo come una lama, Andrea Bajani mette a nudo i micidiali intrecci di una famiglia opprimente nel suo nuovo romanzo 'L'anniversario' (Feltrinelli), candidato al Premio Strega 2025. A raccontare questo nucleo familiare, tra romanzo e autofiction, è un figlio che dieci anni prima ha sbattuto la porta di casa per non tornare mai più da una madre timidissima, "predisposta all'invisibilità", e da un padre accentratore. Si può mettere in discussione l'origine, sfuggire alla sua stretta? Bajani riesce a entrare nelle pieghe più profonde di una realtà devastante senza sconfinare, con grande lucidità, nell'accusa o cedere alla linea della salvezza.
Un pugno nello stomaco che porta alla liberazione.
La madre è una donna che ha rinunciato a se stessa per il marito che tiene lei e i figli dentro un sistema di possesso e ricatti dietro al quale si nasconde la sua frustrazione, che sfocia anche in violenza. Un trionfo del patriarcato dove quella della madre sembra però essere quasi una negazione di se stessa voluta e che neppure una sua amica ribelle riesce a scardinare. "Quello che mia madre viveva era un patriarcato differente, più vicino a un totalitarismo" dice la voce narrante e del padre afferma: "si era messo al centro della scena e aveva scritto per così dire la versione unica del romanzo familiare". Il solo ricordo della madre felice è quando lei va a lavorare come cassiera al supermercato, ma questo impiego ha la durata di un lampo. A ribellarsi veramente è solo la sorella della voce narrante che ad un certo punto riesce a spingere la madre alla fuga, ma dura poco, è una donna che pensa sempre che il suo posto sia accanto al marito. Il figlio, ormai quarantunenne, per ventun anni una volta ogni due settimane va a trovare i genitori per trascorrere qualche ora con loro a cavallo del pranzo. Ma c'è un'ultima volta, quella con cui si apre il romanzo, costruito su memoria, assenze, vuoti, perdite, ed è quella in cui la madre, gli chiede, 'Tornerai a trovarci?' intuendo che non avrebbe più rivisto il figlio prima che lui lo avesse realizzato. "Dopo tanti anni passati a sottrarsi, a non esistere né per sé né per i figli, a pulire, servire, obbedire al marito in casa e nel letto, a eseguire il poco o niente che mio padre si aspettava o pretendeva da lei, finì con un gesto da madre. Sentì ciò che dentro suo figlio era già successo senza che lui lo sapesse" scrive Bajani che è stato finalista al Premio Strega nel 2021.
A condannare definitivamente al silenzio la madre è il trasferimento da Roma a un paese pedemontano del Piemonte. La scena più devastante è quella della madre con una ferita sulla testa, i capelli macchiati di sangue, la casa semidistrutta con vetri dappertutto, ma poi tutto riprende incredibilmente come prima. La triste e pesante routine familiare si stempera un po' nel racconto, ma non nella realtà familiare, con l'arrivo del telefono fisso in casa negli anni Novanta, con grande ritardo rispetto a quando aveva cominciato a suonare nelle case dei parenti romani della famiglia. Sono le pagine più divertenti pur restando inserite in un quadro opprimente. Le regole d'uso dell'apparecchio ovviamente le stabilisce il padre e rispondono a un ordine di necessità, quindi chiamate brevi e la domenica fatte dalla moglie al cospetto del marito. Ma se il limite delle telefonate concesse era legato all'importo della bolletta, tutt'altra storia era quella delle chiamate che si potevano ricevere. "Casa nostra divenne così un bosco di trilli telefonici". Con due squilli, racconta Bajani, "chiedevamo di essere chiamati, con uno solo dicevamo agli altri che li pensavamo".
Fuggire, sparire per essere se stessi, rinascere ma in fondo restare in qualche modo presenti è la voce de L'anniversario.
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