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Un divertente Amleto in salsa piccante di Aldo Nicolaj

Un divertente Amleto in salsa piccante di Aldo Nicolaj

La storia del principe vista dalle cucine di Elsinore

ROMA, 10 aprile 2025, 16:50

Redazione ANSA

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(di Paolo Petroni) Ecco Amleto che si nutrirebbe solo di dolci con una passione per le ciliegine candite con cui cerca di lenire le sue carenze affettive, come sottolinea la moglie del cuoco Froggy in questa rivisitazione del capolavoro shakespeariano, tutto raccontato dal punto di vista dei servitori, delle cucine del castello di Elsinore, dove il principe dice che c'è del marcio, ma forse sono i peperoni o una condimento particolare, quello di questo divertente e gustoso, è l'aggettivo preciso, ''Amleto in salsa piccante'' di Aldo Nicolaj, ora riproposto con la regia di Vanessa Gasbarri a Roma al teatro de' Servi sino a domenica e poi in tournée, compresa Milano, al Teatro Martinitt dal 22 maggio.
    Aldo Nicolaj (1920-2004) è uno di quegli autori che, dopo alcuni debutti importanti con attori che andavano da Volontè a Buazzelli negli anni Cinquanta, è stato dimenticato tra attenzione solo a Shakespeare o Pirandello e rincorsa delle mode, mentre aveva grande successo in tutto il mondo. Si deve a dei giovani registi, che lo riscoprirono negli anni '80, la nuova stagione di questo autore e l'entrata nel repertorio.
    Cominciarono Marco Lucchesi nell'86 col malinconico e poetico ''Classe di ferro'' (che all'estero aveva superato le 300 repliche) con Santuccio e Ingrassia (poi ripreso più volte sino a Paolo Bonacelli nel 2018) e Walter Manfrè che lavorò con lui a molti monologhi e all' intenso ''Fratelli''. ''Amleto in salsa piccante'' fu scritto per gli Attori e Tecnici di Attilio Corsini che lo allestirono nel 1991.
    Questa edizione punta sulla forza comica del testo, sul suo gioco paradossale sul filo dell'assurdo e richiami ironici alle vicende e i personaggi dell'originale, col principe che ''mette sensi di colpa in tutti quelli che gli sono attorno'' col suo continuo essere dubbioso che si fa tormentone del fare o non fare e il sospetto che il re padre morto di indigestione sia stato in verità avvelenato. Eppure i protagonisti sono altri, appunto il cuoco, ma soprattutto, come spesso in Nicolaj, le donne, dalla moglie aiutante a una sguattera e poi la cameriera, con la loro forza naturale e un'indipendenza che serve anche a giocare su situazioni e fraintendimenti, per non dire della regina madre, che ama liquore e biscottini per riprendersi da quel che gli accade attorno, da una sfilza di morti che vanno da Polonio a Ofelia, sino poi a Laerte e lo stesso Amleto.
    La regia cerca di non farsi sfuggire alcun pretesto per divertire, insiste e sottolinea, gioca sui caratteri esasperandoli e sulla costruzione di gag, per non lasciar mai calare il ritmo e la concitazione, con qualche rischio di esagitazione e di recitazione urlata, che comunque trova i suoi effetti e finisce per coinvolgere, grazie all'impegno e i tempi rapidi degli interpreti a cominciare da Massimiliano Vado e Claudia Ferri, che nei ruoli di Froggy e la moglie danno il là a tutto il resto, che vive grazie alla coloritura della regina di Danila Stàlteri e poi Pietro Becattini (Orazio), Walter Del Greco (l'attore), Gabriel Durastanti (Laerte), Maria Francesca Galasso (Ofelia), Veronica Milaneschi (aiuto cuoco), mentre Amleto è Giuseppe Renzo, tutti applauditi e impegnati a mettere del proprio per vivacizzare la vicenda.
   

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