(di Paolo Petroni)
Ecco Amleto che si nutrirebbe solo di
dolci con una passione per le ciliegine candite con cui cerca di
lenire le sue carenze affettive, come sottolinea la moglie del
cuoco Froggy in questa rivisitazione del capolavoro
shakespeariano, tutto raccontato dal punto di vista dei
servitori, delle cucine del castello di Elsinore, dove il
principe dice che c'è del marcio, ma forse sono i peperoni o una
condimento particolare, quello di questo divertente e gustoso, è
l'aggettivo preciso, ''Amleto in salsa piccante'' di Aldo
Nicolaj, ora riproposto con la regia di Vanessa Gasbarri a Roma
al teatro de' Servi sino a domenica e poi in tournée, compresa
Milano, al Teatro Martinitt dal 22 maggio.
Aldo Nicolaj (1920-2004) è uno di quegli autori che, dopo
alcuni debutti importanti con attori che andavano da Volontè a
Buazzelli negli anni Cinquanta, è stato dimenticato tra
attenzione solo a Shakespeare o Pirandello e rincorsa delle
mode, mentre aveva grande successo in tutto il mondo. Si deve a
dei giovani registi, che lo riscoprirono negli anni '80, la
nuova stagione di questo autore e l'entrata nel repertorio.
Cominciarono Marco Lucchesi nell'86 col malinconico e poetico
''Classe di ferro'' (che all'estero aveva superato le 300
repliche) con Santuccio e Ingrassia (poi ripreso più volte sino
a Paolo Bonacelli nel 2018) e Walter Manfrè che lavorò con lui a
molti monologhi e all' intenso ''Fratelli''. ''Amleto in salsa
piccante'' fu scritto per gli Attori e Tecnici di Attilio
Corsini che lo allestirono nel 1991.
Questa edizione punta sulla forza comica del testo, sul suo
gioco paradossale sul filo dell'assurdo e richiami ironici alle
vicende e i personaggi dell'originale, col principe che ''mette
sensi di colpa in tutti quelli che gli sono attorno'' col suo
continuo essere dubbioso che si fa tormentone del fare o non
fare e il sospetto che il re padre morto di indigestione sia
stato in verità avvelenato. Eppure i protagonisti sono altri,
appunto il cuoco, ma soprattutto, come spesso in Nicolaj, le
donne, dalla moglie aiutante a una sguattera e poi la cameriera,
con la loro forza naturale e un'indipendenza che serve anche a
giocare su situazioni e fraintendimenti, per non dire della
regina madre, che ama liquore e biscottini per riprendersi da
quel che gli accade attorno, da una sfilza di morti che vanno da
Polonio a Ofelia, sino poi a Laerte e lo stesso Amleto.
La regia cerca di non farsi sfuggire alcun pretesto per
divertire, insiste e sottolinea, gioca sui caratteri
esasperandoli e sulla costruzione di gag, per non lasciar mai
calare il ritmo e la concitazione, con qualche rischio di
esagitazione e di recitazione urlata, che comunque trova i suoi
effetti e finisce per coinvolgere, grazie all'impegno e i tempi
rapidi degli interpreti a cominciare da Massimiliano Vado e
Claudia Ferri, che nei ruoli di Froggy e la moglie danno il là a
tutto il resto, che vive grazie alla coloritura della regina di
Danila Stàlteri e poi Pietro Becattini (Orazio), Walter Del
Greco (l'attore), Gabriel Durastanti (Laerte), Maria Francesca
Galasso (Ofelia), Veronica Milaneschi (aiuto cuoco), mentre
Amleto è Giuseppe Renzo, tutti applauditi e impegnati a mettere
del proprio per vivacizzare la vicenda.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA