CANNES - Dopo l'apertura con Robert De Niro e Leonardo DiCaprio e l'evento Mission Impossible con Tom Cruise, a Cannes la star del giorno è la politica in un festival che vira forte sul suo ruolo di baluardo di resistenza in un mondo caotico e in crisi, in cui libertà fondamentali sono sotto attacco e gli artisti, come ha tuonato De Niro martedì, rappresentano "una minaccia per gli autocrati e i fascisti del mondo". La selezione del festival, con tutte le eccezioni del caso, sembra rivendicare più che mai di essere un luogo collegato al mondo e non la bolla glamour che si vuole immaginare nonostante anche oggi il red carpet si è trasformato in una sfilata con Irina Shayk e Andie MacDowell tra le altre.
Su tutti, nella giornata di oggi caratterizzata da opere intense, da palmares e profondamente politiche, il film choc su Gaza nella sezione indipendente Acid. Put Your Soul on Your Hand and Walk, metti la tua anima nella tua mano e cammina, è un film-testimonianza, tragica, preziosa e rara: la regista iraniana Sepideh Farsi, che non può tornare a Teheran, ha realizzato un'opera fatta sostanzialmente di telefonate in zoom in cui dall'altra parte la 25enne foto reporter Fatma Hossona, dalla sua casa-prigione a Gaza, raccontava progressivamente la distruzione, prima sperando fiduciosamente che finisse, poi che il mondo se ne accorgesse. Ad oggi non è accaduto nulla di tutto questo e la coraggiosa Fatma Hossona è stata sterminata con la sua famiglia dall'Idf israeliano il giorno dopo la selezione a Cannes. Oggi sarebbe stato il giorno in cui regista e protagonista (sempre se fosse riuscita a varcare il confine dell'assedio e prendere un aereo per l'Europa) avrebbero dovuto presentare il film e invece è stato un emozionante tributo al sacrificio della giovane. "Proiettare film significa testimoniare ciò che sta accadendo" hanno detto in una nota congiunta Acid e gli altri festival, tra cui Giornate degli Autori, che oggi hanno preso l'impegno di farlo circolare in giro per il mondo. "Abbiamo mantenuto viva questa linea di vita per più di 200 giorni, una comunicazione fragile, tra i capricci della rete e i bombardamenti israeliani, pensando che ogni chiamata poteva essere l'ultima", ha detto la regista. E sempre su Gaza la sorella maggiore delle modelle Hadid, Alana, ha lanciato una nuova piattaforma di streaming cinematografico Watermelon+: "Se non riusciamo a far sentire la nostra voce (palestinese), nulla cambierà", ha dichiarato Badie Ali, uno dei due fratelli palestinesi nati negli Stati Uniti che hanno fondato il sito web, di cui Hadid è direttrice creativa. Un cinema resistente quello che è passato oggi a Cannes a cominciare dalla scelta di quello che si vuole narrare. Dominik Moll, tedesco naturalizzato francese, tra i registi più interessanti, ha scelto una storia vera per raccontare quello che anche nelle democrazie europee può accadere: mettere a tacere una colpa, un reato se accaduto in un corpo dello stato allo scopo di proteggere l'integrità istituzionale. Accade nel bel giallo in concorso Dossier 137 che un corpo anti-terrorismo è all'Arco di Trionfo in supporto agli altri poliziotti per gestire le proteste violente dei gilet gialli nel 2018. Ci va di mezzo con un danno permanente al cervello un 20enne che partecipava alle proteste, cui due agenti Bric sparano ad altezza testa. L'indagine implacabile dell'ispettrice (Léa Drucker, da Palma) risale ai colpevoli ma finisce invece trasferita altrove perché è meglio insabbiare tutto anche in Francia.
E anche Sergei Loznitsa fa una scelta in Two Prosecutors (in concorso applaudito dai critici) ricordando le purghe di Stalin, il totalitarismo liberticida. Nato in Bielorussia, cresciuto in Ucraina, formatosi in Russia, Loznitsa, che vive esule boicottato a Kiev, realizza un film kafkiano ambientato in un gelido carcere russo nel 1937: un giovane idealista procuratore indaga su un detenuto politico che dice di essere stato ingiustamente imprigionato dalla polizia segreta di Stalin, torturato e tenuto a marcire lì dentro. "Il film riflette il presente, tutto è accaduto 80 anni fa ma parla ad oggi, all'uccisione della libertà che stiamo vivendo, un monito contro i despoti e il pericolo di reagire troppo tardi", ha detto Loznitsa.
L'altro film del concorso è Sirât del regista franco-spagnolo Oliver Laxe con Sergi Lopez prodotto da Pedro Almodovar. La policy anti abusi su cui Cannes è quest'anno più attenta che mai ha impedito infine ad un attore di Dossier 137 di venire al festival oggi a causa della segnalazione di una presunta violenza sessuale, una decisione senza precedenti presa in accordo con la produzione del film.
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